
Dott. Antonio Daffinà
proctologoaroma.it

Fistole Anali: Cura e Interventi Chirurgici
Nella prima parte abbiamo descritto che cos’è una fistola anale, perché si forma e come riconoscerla. Ora affrontiamo l’aspetto più importante: come si cura definitivamente questa condizione?
La terapia di una fistola anale può essere impegnativa, ma è fondamentale per eliminare l’infezione e prevenire recidive. In generale, una fistola anale richiede un intervento chirurgico: i trattamenti solo farmacologici o “rimedi naturali” purtroppo hanno poche possibilità di successo definitivo, perché il tramite della fistola tende a rimanere aperto finché non viene aperto e ripulito chirurgicamente. L’obiettivo del trattamento è duplice: eliminare il percorso fistoloso e la sepsi ad esso associata, preservando al contempo la funzione degli sfinteri (cioè evitando danni ai muscoli che controllano la continenza fecale).
Detto questo, non tutte le fistole vanno trattate allo stesso modo. La scelta della tecnica chirurgica dipende da diversi fattori, tra cui la morfologia della fistola (percorso, numero di diramazioni, coinvolgimento muscolare) e la causa determinante. Ad esempio, se la fistola è dovuta al morbo di Crohn attivo, il medico potrebbe prima impostare anche una terapia farmacologica mirata (antibiotici, anti-infiammatori o farmaci biologici) per controllare l’infiammazione, in aggiunta alla gestione chirurgica locale. In ogni caso, sarà lo specialista proctologo a valutare caso per caso l’approccio migliore.
Come si cura una fistola anale? È sempre necessaria la chirurgia?
La domanda che molti pazienti si fanno è proprio questa: “La fistola può guarire senza intervento?”. In linea di massima, la guarigione spontanea è estremamente rara. Solo le fistole superficiali molto piccole, in condizioni eccezionali, potrebbero chiudersi temporaneamente; tuttavia, anche in questi casi è alto il rischio che si riformino ascessi e che il problema si ripresenti. Per questo, il trattamento standard è chirurgico. Gli unici casi in cui si tenta un approccio non chirurgico sono quelli legati a malattie di base da controllare (es. terapia medica per Crohn) o situazioni in cui il rischio chirurgico è troppo elevato e si preferisce rinviare l’intervento mantenendo la fistola drenata (ad esempio con un setone provvisorio, come vedremo più avanti).
In definitiva, la chirurgia è considerata l’unica soluzione risolutiva per la fistola anale. Lo scopo dell’operazione è rimuovere il tessuto infetto e consentire la chiusura del tramite fistoloso. Di seguito passiamo in rassegna le principali tecniche e procedure utilizzate per curare le fistole anali.
Principali interventi per fistola anale
Esistono diverse tecniche chirurgiche per il trattamento della fistola anale, dalla più semplice alla più avanzata. Spesso, per fistole complesse, si combinano più procedure in tempi successivi. Ecco una panoramica delle opzioni principali:
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Fistulotomia: è la tecnica chirurgica più classica e semplice, indicata per fistole relativamente semplici (a basso coinvolgimento di muscolo). Consiste nell’aprire completamente il tunnel fistoloso per tutta la sua lunghezza, incidendo i tessuti sovrastanti. In pratica il tragitto viene “messo a piatto” e trasformato in un solco aperto che potrà guarire gradualmente dall’interno verso l’esterno. La fistulotomia garantisce di rimuovere il percorso infetto, ma può essere effettuata in sicurezza solo se la quantità di muscolo sezionata è minima – altrimenti ci sarebbe rischio di incontinenza. La ferita chirurgica viene lasciata aperta e guarisce lentamente, richiedendo medicazioni periodiche.
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Setone drenante o tagliante: il termine setone indica un filo chirurgico (di seta o altro materiale non riassorbibile) che viene passato attraverso il tragitto della fistola e legato ad anello. Il setone drenante lasso viene utilizzato come misura temporanea nelle fistole complesse: mantenendo il tramite aperto, permette al pus di drenare continuamente, stabilizzando l’infezione e prevenendo nuovi ascessi, in attesa del successivo intervento risolutivo. In altri casi si utilizza un setone “tagliante”: viene stretto gradualmente nel tempo, in modo da sezionare lentamente i tessuti della fistola permettendo al contempo la cicatrizzazione progressiva di quelli dietro di sé. Questo approccio graduale può eliminare la fistola evitando di tagliare di colpo troppa muscolatura (riducendo il rischio di incontinenza).
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Fistulectomia: è un’alternativa alla fistulotomia in cui si asporta completamente il tunnel fistoloso e il tessuto infetto circostante, invece di limitarsi ad aprirlo. Si rimuove quindi tutta la “guaina” della fistola. Questa tecnica può essere utile per ottenere un esame istologico del tratto (ad esempio se si sospettano granulomi da Crohn o altre patologie), ma comporta una ferita più ampia. La guarigione avviene per seconda intenzione (dall’interno), similmente alla fistulotomia.
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Lembo di avanzamento (flap) endorettale: questa procedura è indicata soprattutto per fistole che attraversano in maniera significativa lo sfintere (fistole alte o complesse) dove una fistulotomia sarebbe troppo rischiosa per la continenza. Il chirurgo non incide tutto il tragitto, ma ripulisce dall’interno l’orifizio interno e il tunnel fistoloso, e poi copre la sua apertura interna con un lembo di tessuto sano prelevato dalla mucosa rettale vicina. In pratica “tappa” la porta interna della fistola con un piccolo lembo di mucosa/ano che viene suturato in posizione. Così facendo, il percorso fistoloso viene escluso dall’interno e può chiudersi, senza dover tagliare gli sfinteri. Questa tecnica preserva la muscolatura ma ha successo variabile (in alcuni casi il lembo non attecchisce e la fistola si riapre).
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Tecnica LIFT: acronimo di Ligation of Intersphincteric Fistula Tract, è un intervento relativamente recente pensato anch’esso per fistole complesse. Consiste nel fare una piccola incisione a livello dello spazio tra sfintere interno ed esterno (spazio intersfinterico) per legare e sezionare il tratto di fistola proprio in quella sede, chiudendo l’orifizio interno. Si rimuove il segmento di fistola nella zona intersfinterica e si curano i tessuti infetti, lasciando che la parte più esterna della fistola guarisca poi spontaneamente. In sostanza si “interrompe” il collegamento all’interno dello sfintere, risolvendo la fistola senza aprire dall’esterno tutto il tragitto. Anche questa tecnica mira a minimizzare i danni allo sfintere e ha buoni risultati in pazienti selezionati.
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Tecniche avanzate mininvasive (VAAFT, FiLaC): negli ultimi anni si sono sviluppati metodi innovativi per trattare le fistole in modo meno invasivo. La VAAFT (Video-Assisted Anal Fistula Treatment) prevede l’uso di un fistuloscopio, una sorta di sottile endoscopio inserito nel tramite fistoloso che permette di visualizzare dall’interno il percorso e di chiuderlo/cauterizzarlo sotto guida video, spesso con elettrocauterio o tramite appositi strumenti. C’è anche la possibilità di utilizzare la tecnica FiLaC (Fistula Laser Closure), in cui una sonda a fibra ottica laser viene inserita nella fistola per bruciare dall’interno e sigillare il tunnel. Queste metodiche endoscopiche e laser sono promettenti e meno demolitrici, ma non sempre garantiscono la stessa efficacia a lungo termine delle tecniche tradizionali – la scelta dipende dall’esperienza del centro e dal caso specifico.
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Iniezioni di PRP o di Cellule mesenchimali: l'utilizzo del PRP (Plasma Ricco di Piastrine) o di Cellule Mesenchimali (Lipogems), entrambi ottenuti dal paziente stesso, a completamento di interventi come la VAAFT o il posizionamento precedente di un setone, mostrano risultati promettenti nel migliorare la percentuale dei casi di chiusura dell'orifizio interno della fistola e di obliterazione del canale della fistola.

Figura 1: illustrazione tratta da un manuale di chirurgia ambulatoriale degli inizi del '900. Uno specillo è stato introdotto nella fistola anale e, sulla sua guida, il chirurgo effettua l'incisione del tramite fistoloso realizzando una fistulotomia.

Figura 2: tecnica di posizionamento di un setone . Il setone viene introdotto nella fistola. Il capo che è fuoriuscito nel canale anale viene recuperato attraverso l'ano e annodato al suo ester

Figura 3: Breve filmato realizzato nel corso di intervento VAAFT. È in fase di completamento la "pulizia" delle pareti della fistola, verificando che non vi siano tratti secondari non trattati.
L'intervento: modalità e decorso
Gli interventi per fistola anale di solito non richiedono lunghe degenze. In molti casi si tratta di chirurgia in day-hospital o con una sola notte di ricovero. L’operazione può essere eseguita in anestesia spinale (dal punto di vita del paziente, addormentando solo la parte inferiore del corpo) oppure in anestesia generale leggera. In caso di ascessi molto superficiali può bastare anche un’anestesia locale, ma spesso, data la delicatezza della zona, si preferisce che il paziente sia incosciente o comunque che la regione sia completamente insensibile durante l’atto operatorio.
Per fistole complesse, come anticipato, si può procedere in due tempi chirurgici: primo tempo per drenare e posizionare un setone (che il paziente terrà per alcune settimane o mesi), secondo tempo per rimuovere la fistola con la tecnica definitiva scelta (ad esempio fistulotomia o flap). Per le fistole semplici invece spesso un unico intervento risolutivo è sufficiente.
Dopo l'intervento: guarigione e consigli post-operatori
Dopo la chirurgia, il paziente deve seguire alcune indicazioni per favorire la guarigione e prevenire infezioni della ferita:
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Igiene locale: è fondamentale mantenere la zona pulita. Sono spesso consigliati lavaggi o bidet con acqua tiepida e disinfettante più volte al giorno (soprattutto dopo ogni evacuazione) per rimuovere residui e batteri. Il medico potrebbe prescrivere anche bagni derivativi o semicupi tiepidi per lenire il dolore e mantenere pulita la ferita.
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Dieta e feci morbide: per non traumatizzare l’area operata, è importante evitare stitichezza. Si consigliano una dieta ricca di fibre, frutta e verdura, bere molta acqua e, se necessario, l’uso di ammorbidenti fecali o blandi lassativi su indicazione medica. Feci morbide riducono il dolore evacuativo e lo sforzo, favorendo la cicatrizzazione.
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Medicazioni e controlli: la ferita lasciata aperta (in caso di fistulotomia/fistulectomia) richiede medicazioni giornaliere. Spesso viene insegnato al paziente come applicare garze o pomate antibiotiche/locali a casa. I controlli dal proctologo avverranno a cadenza stabilita (ad esempio dopo 1-2 settimane) per monitorare la guarigione. Se è stato posizionato un setone, saranno programmate visite per valutare quando rimuoverlo o stringerlo. Gli interventi come la VAAFT richiedono meno controlli e medicazioni.
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Dolore post-operatorio: nei primi giorni è normale avere dolore o bruciore nella zona, specie dopo aver evacuato. Vengono prescritti analgesici (ad esempio FANS o analgesici maggiori a bisogno) da assumere regolarmente nelle fasi iniziali. Il dolore tende comunque a migliorare entro 1-2 settimane. Anche il gonfiore e piccoli sanguinamenti dalla ferita sono comuni all’inizio.
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Attività fisica: si consiglia riposo relativo per i primi giorni. È possibile camminare e svolgere attività leggere già dopo 24-48 ore se ci si sente in grado, ma sono da evitare sforzi intensi, sollevamento pesi e sport pesanti per alcune settimane (fino a completa guarigione). Anche stare seduti a lungo può essere fastidioso inizialmente: meglio alternare posizioni ed eventualmente usare un cuscino a ciambella per sedersi più comodamente.
La guarigione completa della ferita chirurgica può richiedere diverse settimane. Nel caso di fistulotomia, ad esempio, spesso occorrono 4-8 settimane perché il solco aperto si riempia di tessuto di granulazione e si epitelizzi del tutto. Durante questo periodo è importante seguire le cure indicate e avere pazienza.
Prognosi e possibili complicanze dopo la cura
Con un trattamento adeguato, la prognosi della fistola anale è in genere buona: la maggior parte dei pazienti ottiene la risoluzione definitiva e un ritorno alla vita normale senza sintomi. Tuttavia, possono verificarsi delle recidive – cioè la fistola può riformarsi nel tempo, specialmente se era complessa o se la causa predisponente (es. morbo di Crohn) persiste. Ecco perché dopo la guarigione sono previsti controlli di follow-up, e il paziente deve monitorare eventuali nuovi sintomi.
Un’altra possibile complicanza, per quanto oggi molto rara affidandosi a chirurghi esperti, è l’incontinenza fecale parziale. Questa può avvenire se durante l’operazione viene danneggiata una porzione importante di sfintere anale. Tutte le tecniche moderne sono studiate per minimizzare questo rischio: ad esempio, nelle fistole complesse si evita la fistulotomia completa proprio per non sacrificare troppo muscolo. In mani esperte, il rischio di alterazioni significative della continenza è basso, ma è comunque un aspetto di cui discutere col proprio chirurgo soprattutto nei casi più complicati.
Altre complicanze possibili includono le normali complicanze di ogni intervento chirurgico: infezioni della ferita (trattabili con antibiotici), sanguinamenti prolungati, o ritardi di guarigione. In generale, seguendo le indicazioni post-operatorie, queste evenienze sono poco frequenti.
Conclusioni
La fistola anale è una patologia ben conosciuta e curabile. Il percorso di guarigione può essere un po’ lungo e richiede collaborazione (tra paziente e medici) e costanza nelle cure, ma l’esito è positivo nella stragrande maggioranza dei casi. Se si sospetta di avere una fistola anale – ad esempio per la presenza di dolore anale con secrezione di pus – è importante consultare il medico senza aspettare troppo: intervenire precocemente significa spesso risolvere più facilmente e con minori conseguenze. Con le moderne tecniche chirurgiche e un’adeguata gestione post-operatoria, anche le fistole più complesse possono essere risolte, restituendo comfort e qualità di vita al paziente. Buone norme igieniche, l’attenzione a trattare tempestivamente eventuali ascessi anali e il controllo delle patologie predisponenti (come il Crohn) sono infine le chiavi per prevenire la comparsa di fistole o le loro recidive future.